L’attenzione va agli aspetti psichici della pandemia, che fa emergere i sintomi di un disturbo post-traumatico e contemporaneamente stimola la resilienza, la capacità di far fronte agli urti coniugando paure e desideri.

L’inizio del nuovo anno è difficile e complesso: veniamo da un periodo lungo di emergenza sanitaria e non si vede ancora la fine di questa situazione che ci ha intimamente provato.

Oggi siamo in una condizione generale di maggiore sofferenza rispetto ai mesi della scorsa primavera, e vediamo comparire i sintomi e i risvolti di un disturbo post-traumatico: apatia, demotivazione, stanchezza, mancanza di forze, una sensazione di sfinimento che tende a immobilizzare, mancanza di energia, alterazioni del sonno e nell’alimentazione, calo dell’attenzione e difficoltà nella concentrazione.

L’effetto della pandemia sui più piccoli

Genitori e insegnanti: il ruolo degli adulti

Gli adulti hanno un compito particolarmente delicato in questa fase della pandemia, e gli insegnanti ancora di più con quei bambini e ragazzi che non godono di un adeguato sostegno in famiglia. Cogliere le loro richieste, il loro grido silenzioso e spesso ribelle, può essere di fondamentale importanza per la loro vita futura.

La visione del mondo dei bambini e dei ragazzi sta cambiando e c’è necessità di sintonizzazione, di accoglienza e di ascolto.

Genitori ed insegnanti possono fare molto nella direzione della comprensione della paura, del dolore, e dell’impatto che essi hanno nella vita dei giovani. Possono aiutare i ragazzi a trovare le parole per esprimerli e descriverli.

È ovvio che per fare questo noi adulti, per primi, dovremmo avere un equilibrio interiore, seppure sofferto, “un equilibrio sopra la follia” come dice Vasco, da poter trasmette a figli e studenti. Un difficile equilibrio per non scivolare nella fobia o nella rimozione e negazione del problema.

La fobia del contagio porta alla diffidenza estrema, conduce a vedere l’altro, il prossimo, come un nemico o come un pericolo, e quindi a fuggire ogni possibile incontro umano, d’amicizia o d’amore. Stiamo rischiando la disumanizzazione dei sentimenti e la costruzione di una società paranoica.

Dal canto opposto una pericolosa rimozione porta alla negazione della pandemia e all’attuazione di comportamenti pericolosi per sé e per gli altri.

Come proteggerci e cosa fare?

Tre sono gli atteggiamenti che possiamo attuare nell’immediato:

  1. Prenderci gli spazi concessi dalle misure preventive e ristrettive, senza scivolare nell’iperprotezione, che limita ed offende l’esistenza.
  2. Salvaguardare ogni relazione e viverla a pieno, incontrarsi tutte le volte che è possibile, ovviamente in sintonia con le regole ministeriali. Teniamo presente che in zona rossa andare all’alimentari è come andare alle Maldive: non rinunciamo a questo viaggio, ad incontrare occhi e sorrisi dietro le mascherine.
  3. Mantenere alta la Speranza, e lottare sempre, perché anche nelle difficoltà la vita sa e può essere sorprendente.
    Siamo fatti per resistere, per essere resilienti.

E ricordiamoci che una buona gestione dell’emergenza non dimentica mai l’umanità!

Category
Tags

Comments are closed