Dall’autocritica distruttiva all’accoglienza del fallimento: l’autostima è il bene più prezioso che possiamo donare a noi stessi e agli altri.
Che cos’è l’autostima?
L’autostima è l’idea che abbiamo di noi stessi, come siamo e come vorremmo essere. Ma spesso queste due valutazioni sono molto distanti tra loro: siamo profondamente insoddisfatti di quello che siamo e ci poniamo obiettivi irraggiungibili su come vorremmo essere o diventare.
Una buona autostima non ci rende supereroi, ma ci fa consapevoli della nostra unicità e ci permette di provare curiosità, felicità, sorpresa, nostalgia, pace interiore.
Sopravvalutarsi o sottovalutarsi?
In realtà, due sono i nostri inganni più grandi: sottovalutarci e sopravvalutarci!
L’idea che abbiamo di noi e del mondo si forma agli albori della nostra vita e si fonda su come si sono comportati e su ciò che dicevano i genitori, gli insegnanti e altre figure autorevoli.
Le esperienze dolorose provocano sofferenza e rimpianti.
Chi da bambino non si è sentito compreso o amato, chi ha dovuto conquistare l’affetto dei genitori adeguandosi alle loro aspettative e richieste, chi ha visto l’amore subordinato ai bei voti a scuola, chi non conosce la competizione sana che non vuole né vincitori né vinti, chi non è stato rispecchiato ed apprezzato porta con sé un doloroso vissuto di ricatto e di abbandono. Le ferite infantili ricadono fortemente nell’età adulta, condizionando la vita professionale e le relazioni affettive.
Amiamo le nostre sconfitte!
Ognuno si confronta con i fallimenti, con quelle scelte che non raggiungono i risultati tanto sperati: è il tempo della crescita.
Non esiste, infatti, altro modo per maturare, in qualsiasi età, che imparare dagli errori, dai nostri tentativi andati a vuoto, spesso ripetuti, che possono divenire prezioso insegnamento per il futuro.
Non è facile cambiare, ma è sempre possibile ritrovare intatto il proprio potenziale psichico e riscrivere il copione della propria esistenza, contemplando accoglienza e gioia interiore.
L’infelicità del perfezionista
I perfezionisti aspirano ad obiettivi umanamente irraggiungibili e pertanto sono destinati al fallimento, poiché la perfezione non appartiene alla condizione umana.
I perfezionisti si concentrano su ogni cavillo che ritengono sia sbagliato, cercando continuamente di risolvere i problemi, e sono, pertanto, destinati all’infelicità.
Soffermarsi soltanto sui presunti difetti, propri e altrui, impedisce di essere grati e di accorgersi di ciò che nell’esistenza davvero conta. Essere concentrati sulle cose negative fa perdere di vista le cose buone e giuste, perché per scoprire la gioia di vivere bisogna allentare il controllo e lasciare che la Vita faccia il suo corso.
Lasciamo che accada.
Identità e appartenenza
Immagini, ricordi, esperienze e desideri sono la nostra identità. Il nome proprio rappresenta la propria identità.
Si può appartenere?
Shakespeare ha scritto che La materia di cui sono fatti i sogni è la speranza.
E non c’è desiderio più grande di quello di appartenere a Qualcuno che ci ami e ci faccia sentire al sicuro. Un desiderio che non tramonta mai.
Nonostante le amarezze e le relazioni fallimentari, abbiamo sempre bisogno di rispondere alla domanda: “A chi appartengo? io di chi sono?”
Quando guardiamo una persona che non conosciamo, come in uno specchio, inconsciamente vediamo riflessi i nostri desideri insoddisfatti e i bisogni rimasti incompiuti. Ci si può perdere negli occhi di uno sconosciuto. È come immergersi in un calmo mare, come sognare… e per trovarsi bisogna prima smarrirsi!
Concludendo…
Una buona autostima dipende dalle esperienze vissute nel corso di tutta l’esistenza, si può costruire e si può donare agli altri. Se si possiede un’autostima ferita, frutto di vissuti svalutanti e sofferti, è importante chiedere aiuto.
Perché è fondamentale compiere il passaggio da una posizione esistenziale distruttiva alla valorizzazione dei fallimenti, che consente una Vita aperta alla tenerezza e affacciata sulla felicità.
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