Vi propongo la recensione di una silloge di versi. Un comune destino tiene insieme poeti e psicoterapeuti: la ricerca della verità nel viaggio della vita.


Cantico rupestre è il canto della maturità d’artista. Le parole sono la casa di pietra e di vento di Sandra Cervone, sono il luogo segreto dell’identità e dell’appartenenza, sono lo spazio della quiete dell’anima, il ristoro, la calma dei giorni, il tempo donna che si veste di filigrana e che frantuma in coriandoli.

Cantico Rupestre, S. Cervone – deComporre Edizioni

Dickinson del terzo millennio, la Cervone cesella il verso, incastra il detto e il non detto, il vissuto e il non vissuto, fa sfumare la prosa nella poesia, contamina a sorpresa il ritmo e diventa orafo dell’umano sentire. Poesia, la sua, che affonda nel profondo, scendendo sempre più giù, sino al centro della terra e dell’animo, dove regna la forza e il magma incandescente, indispensabili per sopportare il vivere e per restituire dignità al dolore.

Cantico di nostalgia e d’autunno, che si snoda come fosse una corrida, in cui confusi sono i ruoli della vittima e del carnefice, ma dove si staglia la consapevolezza del valore fondante degli affetti, della città, della scrittura, del topos amicale. Una vita da poeta, approdata in questa bellissima silloge, che ci fa assaporare in modo inequivocabile la grandezza della poesia di Sandra Cervone. Orgogliosa di esserle amica!

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