Quella che vi propongo è la prefazione ad una silloge di poesie che affronta il tema del materno. Una riflessione sulla madre, sulla relazione fondante l’esistenza umana, carica di attese e di speranze non sempre esaudite.


Qual è il compito di una madre?

L’arte è l’elemento che allevia dalla vita senza alleviare dal vivere, scrive Ferdinando Pessoa. Alla madre è dato lo stesso compito, trasmettere il desiderio della Vita, la sete e la fame di vivere.

Eppure ci sono relazioni che avvelenano giorno dopo giorno, intossicano l’anima ed il corpo, strappano la voglia di futuro e nutrono amaramente. Ci sono amori amari che addolorano gli amori che verranno, perché quando non conosciamo profondamente la nostra storia siamo condannati al girone dantesco dell’eterna ripetizione.

Il maschile e il femminile in senso psichico

Il maschile delimita, confina e mette in contatto con il mondo; il femminile adotta, nutre e porta alla luce. Il materno, come il mare, tutto accoglie.

Una madre può offrire il dono della sua assenza che è il più grande, quando intensa e passionale, libera e accorata è stata la sua presenza. E manca teneramente una madre, se è stata madre di buoni consigli, se è stata lievito e nardo. Come Madre terra, pregna di sapori, impastata dei colori e degli umori di Tindari, che stordisce e che ti fa venire la voglia di tornare. Ma per ritornare bisogna prima andare via, bisogna spezzare quel filo che impedisce il volo. Del resto la maternità, come dicono gli psicanalisti, è un lungo interminabile addio. Ma senza questo addio non ci saranno ali per valicare l’abisso, non ci saranno radici da radicare là dove prepotente veleggia la vita.

Il desiderio di un figlio è quello di essere tenuto per mano

È uno specchio il sorriso della madre, in cui troviamo il segno del destino, in cui apprendiamo la cura dei giardini e dei sogni nostri, affinché porti il domani tenerezza. Affinché possiamo concimare la speranza come fossero fresie in boccio e coltivare i legami ancora in nuce.

Una madre tiene sempre per mano. Ed è il più grande desiderio di figlio quello di essere tenuto per mano: la tua carezza, quella che non muore mai, quella che resta. Ora come allora.

Il calore della tua mano nella mia diventa un’esperienza eternamente confortante, che non termina con il terminare della vita. Il dialogo d’amore non si interrompe, di voci popola il silenzio, e non sei meno viva ora che taci.

Cosa cerca Narciso quando si specchia nell’acqua?

Soltanto se è specchio il volto della madre, possiamo riconoscerci, vederci, proclamare annunciazione. Narciso nell’acqua dello stagno non cerca se stesso, ma Qualcuno che ricambi il suo sguardo.

Anche se il tempo ci cambia, fiorisce il seme della gratitudine, quel sentimento che ci fa riconoscere ciò che nella vita davvero conta, una pappa reale per l’anima che ci tiene compagnia nella notte.

La vita di ognuno è un grido strozzato, ma se quel grido viene colto amore dilaga, altrimenti un destino di isolamento e di morte accoglierà i nostri giorni, perché infrange la vita, ferita come una tazza sbeccata.

La vera eredità

Per vivere in eterno dobbiamo lasciare una testimonianza d’amore, un’eredità immateriale. Il permesso di amare e di essere amati. Perché Amore è sempre amore del nome, di quel nome soave in tutte le lingue, di quel quanto di te che, voce di dentro, portiamo con noi.

La poesia cura le ferite dell’anima

Tutti vorremmo una madre che rinforza con le preghiere la mia vela, che offre il permesso di andare e prendere il largo, di navigare in mezzo alle tempeste o in mare aperto. Solo allora non avrò il vuoto affianco e non mi sentirò abbandonata al vento.

Perché una madre può essere stella che orienta il cammino, o tormento senza fine. Ma a chi non conosce certi ed armoniosi confini, è dato il conforto, la consolazione, il riparo, la cura, l’ansa ed il porto della Poesia.

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